MUSICAL TORONTO REVIEW OF ‘THE FRESCOBALDI LEGACY’

 

Music critic John Terauds has written an extremely well informed review on ‘The Frescobaldi Legacy’.   As well as his authoritative comments, you get examples of the music (both originals and transcriptions), and a final comparision with piano legend Glenn Gould playing’s Casella’s ‘Due Ricercari sul nuome B.A.C.H. Read the article here:  http://www.musicaltoronto.org/2013/01/22/album-of-girolamo-frescobaldi-a-way-to-explore-moderns-attitudes-toward-baroque-music/

Gian Paolo Minardi reviews “Respighi: Works for piano and orchestra” on CLASSIC VOICE

Opere per pianoforte e orchestra
direttore Michele Carulli
orchestra Staatsorchester des Sachsische Landesbühnen
cd   Brilliant Classics 94055

Nel prudente sollevarsi del velo d’oblio che ha lungamente avvolto i nostri compositori del primo Novecento, quelli della “generazione dell’80” in particolare, tesi verso la cosiddetta “sprovicializzazione” e all’emancipazione della nostra musica dal giogo melodrammatico, non senza interesse affiorano le due composizioni di Respighi proposte da questo disco. Opere, appunto, rimaste nell’ombra rispetto ad altre partiture del compositore bolognese, Pini e Fontane di Roma soprattutto, le cui fortune non hanno mai conosciuto oscuramento, vuoi per quella particolare atmosfera di “impressionismo all’italiana” che per l’indubbio stimolo che l’abilità dell’orchestratore esercita sulle ambizioni virtuosistiche di molti direttori. Il riascolto della Toccata  e del Concerto in modo misolidio ci conferma come, rispetto anche alle ben più motivate creazioni operistiche, il rapporto con la nostra tradizione più lontana coltivato da Respighi fosse più pretestuoso che non profondamente innervato nel crogiolo creativo, come invece sarà per Pizzetti e Malipiero e, in maniera ancor più sciolta in Casella. Per dire come le etichette applicate ai Concerti e al Quartetto,  “gregoriano”, “misolidio”, “ dorico” e via dicendo  appaiono modelli sovrapposti ad un discorso ancora radicato nella tradizione sinfonica tardo ottocentesca, riplasmata  su movenze barocche non meno artificiose; e così per il pianismo, denso e sontuoso, virtuosistico anche, che avrebbe trovato, per il Concerto, interpreti prestigiosi quali Zecchi e Horowitz. Istanze peraltro impegnative di una scrittura manierata che vengono corrisposte con sicurezza dal pianismo solido di Sandro Ivo Bartoli.di Gian Paolo Minardi

Umberto Padroni reviews “Busoni: Fantasia contrappuntistica, Seven Elegies” on SUONO MAGAZINE

Busoni
Fantasia contrappuntistica
Seven Elegies, Sandro Ivo Bartoli, pf.
Classica – GenericaBrilliant
catalogo: 94223
durata: 72’52
Anno di uscita: 2011
Recensito su Suono n° 464 del 5-2012
Uomo di frontiera nel senso più ampio e profondo, Ferruccio Busoni (Empoli, 1866 – Berlino, 1924) partecipò, con una personalità forte e ricca di doti vincenti – di pianista, compositore e didatta – al travaglio della musica occidentale che inclinava alla sua ultima stagione. Nato in una famiglia musicale, pianista di dieci anni colse un significativo successo a Vienna, consacrato da Eduard Hanslick; a sedici anni Bologna lo nominò Accademico pianista, con diploma in composizione; non ancora ventenne a Vienna conobbe bene Brahms e avvicinò Čajkovskij, Grieg, Delius, Mahler; nel 1889 ebbe la cattedra di pianoforte a Helsinki e dal 1891 al 1894, quando finì per stabilirsi a Berlino, insegnò al New England Conservatory di Boston. Il giovane acclamato musicista non fu distratto dall’ascesa folgorante: le riflessioni te
oriche e culturali lo portarono a partecipare attivamente al “rinnovamento” della vita musicale in Italia ed in Europa: alla terra del padre egli guardò sempre con uno “sguardo lieto”, preso dal fascino di un’aura luminosa che rischiarava l’impegno compositivo: derivante forse dal lontano insegnamento operato dalla madre, Anna Weiss, ottima pianista di origini centro europee. Dalla collocazione a cavallo di due tradizioni e due culture derivarono a Busoni una solidità intellettuale straordinariamente feconda e nel contempo l’aspra sofferenza per le tensioni e le contrapposizioni della prima guerra mondiale: tragedia che lo indusse a un amaro isolamento.Se ha acquisito nel tempo altissima statura, la figura di Busoni appare oggi, sull’orizzonte del povero profilo culturale italiano, nelle sembianze di un Convitato di pietra: teorico imbronciato, stilista profetico ma inascoltato, che ha lasciato opere disattese o temute, guardate in tralice.Anche per questo preziosissima è la ricca esecuzione, a fronte alta, della capitale Fantasia contrappuntistica (1910), e delle rareSette Elegie (1908) dovuta a Sandro Ivo Bartoli, musicista globalmente destinatario di ogni lode.Umberto Padroni